POESIA
I poeti che decidono di esprimere la propria arte in dialetto sono spinti da uno spirito che tende a farli distaccare dalle tradizioni auliche e borghesi della poesia "convenzionale".
A Roma, in realtà, la poesia dialettale ha una tradizione lontana che trova la propria origine solo in parte negli stornelli e nelle "pasquinate", ma conta numerosi esponenti di valore quali Chiappini, Belli, Trilussa e Pascarella.
Il poeta, dunque, segue una tradizione e percorsi che sono già stati affrontati da altri. L'espressione più alta del genere è raggiunta dal Belli che riesce e ricomporre, sintetizzare ed elevare a vera e propria arte il "vernacolo romanesco".
I contenuti espressi dall'autore sono di carattere prettamente politico : una puntuale e sistematica polemica, nei confronti delle istituzioni conservatrici dello Stato della Chiesa, in un periodo in cui l'autore avverte i segni del cambiamento in atto nella Penisola.
Trilussa, successivamente, proseguirà lo scontro nei confronti delle istituzioni (il governo dei "preti" è stato sostituito da quello della famiglia Savoia) del tempo ma i versi, adesso, non si limitano più all'invettiva ma vanno a toccare gli interessi ed i vizi della nuova classe borghese che si è affermata nella Capitale.
Le composizioni, dall'apparenza talvolta semplice, risultano vividi affreschi dell'epoca disegnati con tratti aggraziati ed accattivanti in cui si muovono personaggi reali, animali o caratteri fantastici che assommano in loro vizi e virtù (virtù intesa, però, spesso come ipocrisia) della società dei primi del Novecento.
Roma: Poesie
  • Gioacchino Belli
  • Trilussa
  • Crescenzo Del Monte
  • Pascarella
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