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Rione San Saba
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Annarita richiede notizie sul Rione San Saba ed in particolare sulla chiesetta dei SS. Nereo ed Achilleo e sulla zona che va dalle terme di Caracalla a porta S. Sebastiano.
Mi si chiedeva se era vero che al suono dell'organo della chiesa si svolgessero feste e balli; in realtà su questo non ho ritrovato notizie (per ora!) e, personalmente, mi sembra improbabile che ciò avvenisse ma se qualcuno avesse notizie diverse….
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Su porta S. Sebastiano, invece, si racconta una leggenda: si dice che l'apparizione dell'Arcangelo Michele che fu, insieme con San Pietro e San Paolo, la figura più cara all'iconografia cristiana dei primi secoli, mise in fuga nel 1327 le truppe regolari del Re di Napoli che muoveva alla conquista di Roma. Proprio dinanzi a questa porta una banda di laceri popolani combatté proprio in quell'anno per la difesa della propria libertà la modestia degli stessi difensori li portò ad attribuire il merito ad un intervento soprannaturale. Si disse che l'Arcangelo volesse ammonire e scoraggiare ogni possibile conquistatore, consacrando l'appartenenza dell'Urbe a Dio ed al papa. I romani vollero dedicare, la Porta, oltre che al Santo eponimo, anche all'Arcangelo: si può osservare infatti sotto l'arcata, a destra, l'Immagine di San Michele incisa nella pietra con mano popolare, forse da uno fra gli stessi protagonisti della battaglia. Altrettanto minuziosa è la lunga iscrizione in caratteri gotici che rievoca il fatto. |
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La chiesa dei SS. Nereo e Achilleo si trova fra le Terme e il viale di Caracalla, quasi all'angolo del vasto piazzale Numa Pompilio.
La leggenda narra che durante la fuga dalla Roma delle persecuzioni ai Cristiani S. Pietro si fermasse proprio nella chiesa dei SS. Nereo e Achilleo per riposarsi e la tradizione vuole che in quel luogo perdesse una delle fasce che proteggevano le ferite provocate dalle catene della prigionia.
Per questo la chiesa dei SS. Nereo e Achilleo è anche nota a molti come il Titulus Fascìolae per quella fasciatura che vi è conservata.
Ciò che colpisce è l'oasi di silenzio e la calma dei luoghi in cui sembra essere immersa la chiesa. Anche la facciata, così modesta seppur dignitosa, si distacca dalla caotica metropoli che poco più in là vive. La chiesina stende avanti a sé due brevi mura ad abbracciare ed accogliere il viandante.
Benché sia stata sottoposta a due rifacimenti nei secoli XV e XVI (dovuta al Cardinale Baronio nel 1597) mantiene un aspetto ancora romito e medievale.
Le prime notizie circa la chiesa o, più esattamente, il "titulus" la fanno risalire al 337. Di certo la chiesa fu ricostruita e ampliata più volte non ultima durante il pontificato di San Leone III, pontefice dal 795 all'816. La facciata è sobria e umile e non si può non apprezzare la scelta operata dai committenti durante le ricostruzioni del XV secolo e del 1597. Risaltano il semplice protiro a due colonne e, nel sagrato, un'altra colonna romana sormontata da un capitello con teste leonine e dalla Croce.
L'interno a tre navate divise da colonne a sezione ottagonale, tipiche dello stile divulgato a Roma da Baccio Pontelli fra il 1470 e il 1492, così come i capitelli, hanno uno stile quattrocentesco che non altera il fascino medievale dei luoghi. Il mosaico dell'arcone absidale, che risale a San Leone III, e le fini e minuziose opere dei Cosmati che abbelliscono la chiesa con la loro vivace policromia furono infatti solo in parte (Schola Cantorum, cattedra episcopale, con elementi romanici e gotici, ecc.) eseguite per ornarne le navate; altre provengono, infatti, da S. Paolo fuori le Mura, mentre altre ancora furono eseguite rimettendo in opera marmi romani provenienti dalle vicine Terme di Caracalla.
Gli altari (si noti l'altare maggiore e le colonne che reggono il baldacchino ed il ciborio) vennero composti con colonne antiche mentre le pareti furono ricoperte dal Pomarancio con pitture discrete, forse per dar maggiore risalto al mosaico dell'arcone.
Michele Rossanigo
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